sabato 19 aprile 2008

Mio nonno rivoltava il cappello


Mio nonno è morto quando ero solo un bambino, ma il suo sguardo sereno e stanco è riuscito a trasmettermi un sacco di domande e sensazioni. Ho saputo dai miei che quando il nonno era giovane – e il fascismo andava per la maggiore – aveva inventato un modo di protestare del tutto singolare: una forma di protesta silenziosa, visto che era troppo rischioso protestare a parole, ma altrettanto eloquente. Si rovesciava il cappello. Lui vedeva qualcosa che non andava, qualcosa che non approvava, che so, il sequestro di un normale cittadino… e si rovesciava il cappello. Rovesciarsi il cappello era lecito, in fondo.
Ecco, io oggi posso parlare più di lui, posso scrivere su internet, posso votare qualcuno che mi rappresenti in Parlamento, posso fare obiezione di coscienza… ma non credo in sostanza che le cose siano cambiate poi così tanto.
Una volta bisognava tacere, perché “il nemico ti ascolta”, oggi si usa il metodo inverso: ci affogano di parole, emozioni, notizie in cui viene mischiato l’attentato in Irak con il gossip più squallido. E “la” notizia muore nel mare di parole inutili.
Ho come l’impressione di essere imbalsamato, messo sottovuoto, reso impermeabile alle notizie. E questa sensazione mi deriva non dal contenuto dei notiziari, ma da quello che non dicono.
Sotto elezioni sembra esistano solo le elezioni: i Tg si curano di dare tot secondi a uno e altrettanti all’altro, poi il piagnisteo su quanto sia ingiusta la par condicio e per concludere l’ultimo terribile incidente stradale… e nessuno si cura del fatto che intanto passa mezz’ora e non ci hanno detto niente! Niente. Ci hanno fatto un spot elettorale: non mi danno notizie, in realtà fanno promesse a me perché l’unica vera notizia che a loro interessa è il mio voto.

Internet
Uno può sempre rispondere: cercati le notizie su internet. Già, ma internet a mio parere è ancora troppo succube della televisione. Internet è ancora in una fase primitiva, in cui attinge dalla tv, come un fratello minore osserva il maggiore. Riprende quello che la tv dice per diffonderlo o anche contestarlo, ma sempre come un affluente che resta legato al corso del fiume principale. Non è ancora arrivato a fregarsene della non informazione televisiva.

Le notizie importanti
Io per esempio sarei curioso di sapere perché se l’economia europea và male quella statunitense cresce, e se invece quella statunitense và male porta nel baratro anche la nostra. A me non sembra un sistema molto giusto. Vorrei sapere come sta il nostro pianeta: mi intontiscono di statistiche che si contraddicono a vicenda: qualcuno dice che và malissimo, qualcuno che non và poi così male. Insomma io non posso credere che sappiamo leggere il genoma umano, sappiamo mandare un computer su saturno, a 15 milioni di km di distanza, e non sappiamo ancora niente di certo sul nostro pianeta! Io vorrei capire se per il nostro pianeta siamo troppi o è solo un problema di stile di vita, perché di pianeti al momento ne abbiamo solo uno e c’è poco da scherzare. Se con questo stile di vita non si può andare avanti occorre fare una informazione seria, globale. Vorrei che si parlasse in modo semplice e non di parte di ogm, di desertificazione, di acqua, di virus resistenti agli antibiotici. Se l’energia e l’acqua sono un problema vero, bisogna affrontarlo e non correre ad accaparrarsi l’ultimo barile mentre và in onda Sanremo, Affari tuoi o Miss Italia.
Io vorrei capire cosa succede in paesi di cui si parla poco e in cui succede tanto: Africa, America Latina, Messico, India. Il mondo è sempre più globale per scambio di merci, per migrazioni di popoli, per impatto ambientale, non è possibile continuare a sentir parlare solo dell’ultimo botta e risposta di Berlusconi e Veltroni.
Vorrei che mi arrivassero notizie, non veline. Fatti, non interpretazioni di parte: datemi i fatti che poi a interpretarli mi arrangio io!

Informazione religiosa
Questa mancanza di informazioni, o se vogliamo, questo convoglio, incanalamento delle informazioni in una direzione stabilita di prepotenza da “qualcuno” che non si vede, colpisce, purtroppo anche la Chiesa. E questo per un cattolico è ancor più doloroso. Perché questo potrebbe davvero essere un campo in cui essere profeti e gridare nel deserto “convertitevi!” con tutta l’urgenza di cui parla il vangelo.
La Chiesa accondiscende ad una informazione religiosa in cui si parla all’80 % di ciò che il papa ha detto e fatto (più detto che fatto), per il resto ci sono alcuni interventi di vescovi e i semplici preti trovano spazio solo quando fanno qualche cazzata (pedofili, omosessuali, doppia vita…) o se vengono ammazzati (e così diventano martiri). Per i laici non c’è proprio spazio neppure in questi casi.
Io ricevo da un po’ Avvenire ed è un agenda dei movimenti del papa. Guardo come se ne parla in Tv e scopro programmi su miracoli, santoni che sanguinano, preti che parlano del papa.
Si può uscire da questo medioevo mediale?
La Chiesa si lamenta perché l’anticlericalismo è dilagante sui media, - e secondo me ha ragione – e i radicali si lamentano che la Chiesa è dilagante in Tv, e anche loro hanno ragione perché davvero in certi momenti in particolare sembra esista solo il papa e la folla che lo segue.
Il mondo è un’altra cosa, la Chiesa è un’altra cosa, la fede è un’altra cosa. E noi per primi dobbiamo contestare questo bavaglio che ci viene imposto, o meglio, le parole che il Grande Fratello ci mette in bocca perché il nostro Verbo sia sempre più simile al suo.
Quando sono in casa di amici, ultimamente, chiedo di spegnere la Tv, e se questo per qualche motivo non accade, uscendo, rivolto il cappello all’in sù.

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