domenica 29 novembre 2009

Cattolici e politica

Molti cattolici insistono sul voto al centrodestra perchè su “certi valori” non si può scendere a compromessi. I valori in questione sono da oltre trent'anni sempre i soliti: la difesa della vita e della famiglia, e cioè lotta al loro contrario che si è imposto nella vita italiana attraverso due celebri referendum, quello sull'aborto e quello sul divorzio.
Non voglio qui soffermarmi sul fatto che entrambi questi “disvalori” siano ampiamente praticati anche da esponenti del centro destra, né provo ad approfondire le questioni visto che si potrebbe distinguere tra aborto e aborto, e tra divorzio e divorzio.
No, mi limito a segnalare come dal mio punto di vista il centro destra, che lascia fare alla sinistra certe battaglie spinose, tradisca altri valori non meno importanti per il rispetto della vita, della famiglia e del punto di vista cristiano.

Alcune questioni
Prendiamo lo scudo fiscale. Anche qui non entro in merito all'utilità di tale provvedimento: voglio solo darne un giudizio da un punto di vista cristiano. Se qualcuno ha accumulato all'estero dei capitali frutto di guadagni illeciti, per motivi anche gravi quali mafia, rapine, estorsioni... può impunemente far rientrare il tutto nel più completo anonimato, pagando semplicemente allo Stato un lasciapassare del 5% della somma? Non è questo un invito a fare altrettanto a chi stupidamente nello stesso periodo ha denunciato tutte le proprie entrate, facendo le cose alla luce del sole e pagando delle tasse che ormai da sole si portano via la metà del proprio incasso?
Pensiamo al condono edilizio. Va bene, abbiamo bisogno di soldi per ripianare i conti senza aumentare le tasse. Ma questi sistemi non sono forse palliativi che lì per lì danno una boccata di ossigeno alla casse dello Stato, ma poi vi si ritorcono contro per il messaggio che mandano ai cittadini (ruba oggi e ti metterai a posto domani)? Costruire case o pezzi di case senza un regolare permesso è un FURTO. Furto di spazio, di terreno, di sostenibilità ambientale. E il furto non può diventare legge, per un cattolico.
Pensiamo alle persone che ci rappresentano in Parlamento. Grillo urla “vaffanculo”, ma noi cristiani, oltre a scandalizzarci perchè certe parolacce non si dicono, non abbiamo proprio niente da dire sul fatto che 24 condannati in via definitiva siedono in parlamento?
Mi tolgo un altro sassolino: l'indulto che è stato approvato anche sull'onda dell'intervento di Giovanni Paolo II in Parlamento, non è qualcosa che dovrebbe farci ribellare? Non solo, come appena detto chi ruba e costruisce illecitamente non paga, ma anche chi già è in carcere esce! Ma allora perchè un ragazzino non deve provarci a derubare una vecchietta? Tanto, male che vada, in carcere non ci vai e se ritenti sicuramente sarai più fortunato. Ecco, non ho soluzioni alternative da proporre, e non è questo che mi interessa qui. Voglio solo dire che il cristiano, di fronte ad una politica che nega i problemi, deve dire qualcosa. Si, perchè svuotare le carceri non è una soluzione. Domani, di fronte ad un ospedale che non ha abbastanza letti che faranno? Diranno che i malati sono guariti?

Cattolici sempre all'opposizione
Si potrebbe continuare con altre questioni:
Come tacere, sempre da cristiani, sul progetto di costruire nei prossimi anni 100 nuove centrali atomiche in tutto il mondo?
Come giustificare una “missione di pace” in Afghanistan fatta con il fucile in mano?
Niente da dire sui termovalorizzatori? E sul decreto salva Rete4? E le leggi ad personam? E il pugno duro sugli immigrati? E la depenalizzazione del falso in bilancio? E la privatizzazione dell'acqua? Perchè per l'aborto e l'eutanasia veniamo richiamati ai valori cristiani e per queste cose no? Perchè il crocifisso nelle aule è una questione cattolica e queste cose no?
Con tutto questo non intendo fare propaganda per il centrosinistra. Anzi, il centrosinistra ha responsabilità ancora più gravi, ma per ora lasciamo stare. Voglio solo dire che di fronte a queste due opzioni, centro destra e centro sinistra, il cristiano, comunque scelga, sta scomodo. Non può astenersi e non può fidarsi di una parte. Nondimeno deve scegliere. Quello che voglio dire è che non possiamo permetterci più di fidarci, di delegare, né di condannare “dopo”, quando la frittata è fatta. Non lo possiamo in quanto cittadini e a maggior ragione in quanto cristiani. Ognuno, anziché parlare male della parte avversa, dovrebbe essere una forza di opposizione all'interno della coalizione che ha scelto, perché non esiste il voto perfetto, né il politico baciato dalla Provvidenza. Esistono idee perfettibili, coalizioni guidate da uomini che con il tempo possono sbagliare e corrompersi. E noi, che non siamo cattolici solo nel momento del voto ma sempre, non possiamo cadere nell'errore di giustificare i loro errori per giustificare il nostro voto.
Assistiamo da anni ad un balletto di corteggiamento delle parti politiche rivolto alle stanze del Vaticano che non è accettabile. Primo perché sembra che i cattolici siano pecorelle che seguono ancora ossequiosamente le indicazioni di voto del papa, cosa che non deve essere, e non è giusto che sia. Secondo perché la politica è di tutti e non può patteggiare con i valori religiosi: sono i cattolici che devono entrare nella politica, non la politica a patteggiare con qualche porporato!
Assistiamo ad un rispetto formale verso il cattolicesimo che non è corrisposto da un ascolto dei suoi valori fondanti. In questo clima, dove si gioca pericolosamente tra sostanza e apparenza, dove il mezzo televisivo non mostra più la realtà, ma la fa, i cattolici devono sentirsi interiormente divisi, devono dare spazio al dubbio e non cedere alla tentazione della certezza. Devono sentirsi opposizione, perché quando si abbassa la guardia subito chi governa approfitta della propria posizione.

Fare
Un ultima cosa. Penso che politica e religione siano due cose che devono rimanere separate, ma questo non può significare per i cattolici un disinteresse per la cosa pubblica. Oggi più che mai il cattolico deve fare politica. Ogni cattolico. E fare politica significa proprio “fare” nel proprio piccolo, una società migliore. Non possiamo lamentarci davanti alla tv, o al bar con gli amici della scuola, degli ospedali, dei clandestini, e non fare nulla. La bassezza morale delle nostre istituzioni ci chiama ad un impegno vasto, capillare, dal basso. Ci chiama ad entrare dentro, ad approfondire le questioni, a prendercele a cuore, perché lamentarsi davanti ad un telegiornale non basta e non serve a nessuno. Non è necessario sedere al Parlamento per fare politica, basta guardarsi attorno, seguire le vicende della propria città, dei propri servizi pubblici. Basta non fregarsene quando c'è una manifestazione, non voltare pagina quando ci capita davanti un articolo di approfondimento, non spegnere il cervello quando facciamo la spesa.