sabato 2 febbraio 2008

Il contributo di Karl Popper


Karl Popper (1902 – 1994), austriaco, è stato l’epistemologo e filosofo della scienza più importante del XX secolo ed il suo contributo ha rivoluzionato un rapporto estremamente conflittuale tra la scienza e la fede.
Scienza e fede si sono trovate a contendersi il campo del “vero” per secoli, ma questo scontro non è inevitabile, è solo la logica conseguenza di un rapporto impostato male, in modo simile ad un duello.
L’errore consiste nel dire da parte di entrambe: “io sono la depositaria del sapere”. E’ un errore perché nessuna delle due è depositaria del sapere. La fede è appunto depositaria di una fede, quindi di un sapere presunto, non dimostrato, la scienza – come vedremo – cerca il sapere perfetto senza trovarlo mai.
Popper si occupò a lungo del metodo scientifico ed arrivò a criticare il modo di intendere la scienza dei neo positivisti, i quali avevano appunto intendevano i loro studi come l’unica forma seria di conoscenza vera della realtà, in netta opposizione a tutte quelle verità fasulle imposte dalla tradizione e impossibili da investigare per la scienza.
In particolare i membri del “Circolo di Vienna”, nato proprio tra le due guerre mondiali per superare le pesantezze della metafisica e offrire una visione scientifica del mondo, sostennero che avevano senso solo le proposizioni che erano “verificabili”, mentre tutte le altre, di natura metafisica, religiosa o etica, erano ovviamente prive di senso. In controtendenza a questa impostazione che inevitabilmente doveva accentuare i conflitti con le autorità religiose, Popper (interessato per la verità più alla scienza che alla religione) propose il principio della falsificabilità, aprendo le porte – a mio parere – ad un fruttuoso e fecondo dialogo tra scienza e fede.

Il principio di falsificabilità
Praticamente, dice Popper, è pretestuoso pensare di possedere un principio di verificazione, per il solo fatto che abbiamo cominciato ad osservare la natura. La nostra osservazione infatti non è mai pura, mai perfetta, e necessita di continui controlli e miglioramenti.
Quello che noi esseri umani possiamo fare, sono ipotesi, alle quali seguiranno tentativi sperimentali di falsificazione. Che vuol dire? Vuol dire che io prima ipotizzo che, ad esempio, un peso che cade dal terrazzo segue delle leggi fisiche precise. Poi provo con molti sperimenti di vedere se tale ipotesi regge a tutti i tentativi di falsificarla. Può darsi che regga: questo non significa che sia assolutamente vera, ma che per ora è verosimile. Può darsi che un giorno qualcuno riesca a falsificarla con un esperimento nuovo, allora dovremo metterci giù e pensare ad una ipotesi migliore. L’assunto “tutti i cigni sono bianchi” è vero finchè qualcuno ne troverà uno nero. A quel punto non sarà più vero.
Per me si tratta di una nuova rivoluzione copernicana. Lo scienziato non stabilisce cosa è vero e cosa non lo è, cosa si può studiare e cosa fa parte del non conoscibile (quindi inutile). Ma si avvicina alla verità tentando di mettere alla prova le sue ipotesi, cercando continuamente l’errore.
Se una ipotesi non è falsificabile, dice Popper, non appartiene al ramo della scienza. La scienza infatti si occupa solo di quelle ipotesi che tramite esperienza ed esperimento si può tentare di falsificare. Questo non significa che le ipotesi non falsificabili siano false, né che siano prive di significato! Significa solo che su di esse la scienza non può dire niente.
Una scienza simile non esprime giudizi sulla religione ed è ben cosciente dei propri limiti.
Dice Popper: “Benché nella scienza noi facciamo del nostro meglio per trovare la verità, siamo consapevoli del fatto che non possiamo mai essere sicuri di averla trovata. Abbiamo imparato dal passato, da molte delusioni, che non possiamo mai aspettarci nulla di definitivo. E abbiamo imparato a non lasciarci scoraggiare se le nostre teorie scientifiche sono smentite; infatti noi possiamo, nella maggior parte dei casi, stabilire con grande sicurezza quale di due teorie qualsivoglia è la migliore”.

Fin qui è Karl Popper.
Credo che questa impostazione della scienza possa risolvere la contesa sulla proprietà della verità tra scienza e fede. La scienza, secondo Popper non è mai sicura di niente. Non avanza pretese, non giudica e non commenta “verità” sulle quali non sia possibile esercitare i propri strumenti di misura.
E la fede? La Chiesa di oggi come al solito sembra dare qualche piccolo miglioramento sul piano dei documenti, ma è ancora molto indietro nella coscienza dei singoli credenti. Si vedano ad esempio le pagine della Gaudium et Spes che trattano questo argomento, bellissime, e si constati quanto siano poco conosciute.
La Chiesa ovviamente parte da presupposti diversi dalla scienza. Il suo sapere è “rivelato”, è da credere, le sue prove ed evidenze non hanno nulla a che fare con quelle che si cercano nei laboratori di ricerca scientifica.
Deve allora tentare di interpretare in modo sempre più fedele e adatto ai propri tempi il proprio messaggio evangelico. Dire in modo nuovo, la creazione, l’evoluzione, i miracoli, ecc… Da questo punto di vista sono preoccupato quando sento dire “la Chiesa ha sempre insegnato così e su questo argomento non cambierà mai idea. La Chiesa di oggi è la stessa di ieri e di domani”. Sono preoccupato perché non è così, e il non voler cambiare nulla non è segno di fedeltà alle proprie origini, ma presunzione di avere la verità in tasca, e paura di perdere la fede ogni volta che si discute qualche argomento come la clonazone, l’uso di cellule staminali, l’eutanasia.

P.S. In rete ho trovato una bella intervista video a Popper sul potere televisivo che consiglio di vedere.

2 commenti:

Heautontimorumenos ha detto...

Sono appassionato di Karl Popper, e ho trovato il tuo post davvero esauriente. Non mi spiego due cose su di lui:
1)Perchè in Italia sia così poco conosciuto rispetto ad altri paesi (anche se ciò è più o meno condivisibile)
2)Come mai sia stato solo con lui che il secolare conflitto tra fede e ragione abbia trovato una soluzione VERAMENTE condivisibile (e non me ne vogliano i vari Dante, Sant'Agostino etc..)

Mauro Borghesi ha detto...

Non non so risponderti, anche perchè non credo di conoscere abbastanza a fondo Popper. Quello che a me interessava qui era il discorso della falsificazione, che non nega l'esistenza di una verità assoluta, ma solo la possibilità degli uomini di possederla con certezza e definitivamente.