sabato 24 aprile 2010

Credenti, non creduloni

Riporto questa riflessione non perchè la condivida in pieno, ma perchè pone domande serie che aiutano ad approfondire una fede troppo spesso basata sul sentito dire e su una fiducia incondizionata a persone umane, e quindi pienamente fallibili.

di Jacques Noyer in “www.temoignagechretien.fr” del 23 aprile 2010 titolo "Bisogna credere alla Risurrezione?"(traduzione: www.finesettimana.org)

Sembra che molti cristiani non credano alla Resurrezione di Gesù. Com'è possibile?
L'apostolo Tommaso è stato uno di quelli. Con disprezzo, viene chiamato l'incredulo. Per una volta che uno resiste ad un “sentito dire”, bisogna rimproverarglielo? Bisogna credere a tutto quello che viene detto? E la resurrezione di Gesù, è forse una cosa diversa da un “sentito dire”? Delle persone dicono di aver visto. Altre persone hanno visto delle persone che hanno visto. Ogni evangelista presenta una raccolta personale delle voci che si diffondono al riguardo, tutte più o meno strane.
Quelli che hanno visto non fanno vedere a quelli che non hanno visto. Bisogna credere sulla parola.
È sufficiente un gran numero di creduloni per per trasformare una voce in una verità? È questo credere? Se la Chiesa è soltanto il club dei creduloni e degli ingenui, come può far venir voglia di unirsi a lei?
Io temo che troppo spesso le cose siano state presentate così o siano state capite così. Quando mi si parla della fede degli Apostoli, rischio di intendere: bisogna aver fiducia di quelle brave persone.
Quando mi si parla della fede della Chiesa, rischio di intendere che bisogna credere al signor parroco. Quello che viene definito “credere alla Resurrezione” diventa credere a delle brave persone che ci riferiscono delle narrazioni. Malgrado tutta la simpatia che posso avere per loro, ho ben il diritto di fare le mie riserve, no?
Il sistema del “sentito dire” ha potuto funzionare finché il clero ha potuto far credere che le brave persone non erano capaci di pensare con la propria testa. Non avevano nemmeno accesso diretto alle sacre scritture. I credenti erano anche dei creduloni. Oggi non è possibile restare in questa confusione tra l'evangelo di Gesù Cristo e i “sentito dire” che si sono diffusi dopo la sua morte, tra la fede nella sua missione e la credulità in aneddoti meravigliosi.
Del resto, se si vuole essere precisi, nessuno ha creduto alla resurrezione di Gesù. Quella di Lazzaro aveva avuto un'altra evidenza. Si è usata quella parola, in mancanza di qualcosa di meglio. Gli apostoli dopo la morte di Gesù hanno capito che la sua impresa non era compiuta, che la sua missione continuava, che la sua Parola manteneva la sua potenza, che la sua presenza aveva cambiato evidenza. Essere credente non era essere creduloni, ma mantenere la fede in colui che li aveva commossi, cambiati, mobilitati, trasformati. Per un istante, la croce li aveva sconvolti. Quella domenica mattina riprendevano fiducia. Era la loro fede che era resuscitata. Nata nell'incontro di Gesù, la fede faceva dire loro: è ancora vivo!
Si può credere che il mondo sarebbe diventato cristiano con quella rapidità semplicemente perché un uomo era uscito dalla tomba? Ma di storie così, se ne raccontavano tutti i giorni e di più straordinarie. Credere in Gesù, significava accogliere un nuovo volto di Dio, un Dio che non stava dalla parte dei ricchi, dei re e dei preti, un Dio che non preferiva l'uno o l'altro, un Dio che non fissava le vite in un giudizio definitivo, un Dio che non chiamava alla violenza ma al perdono, un
Dio che amava come un Padre e invitava ad amarci gli uni gli altri.
Tutto quello che racconta la Chiesa, tutto quello che dice, tutto quello che fa ha l'unico scopo di aprire il cuore degli uomini a quella fede. È certo che tutti i miracoli che si raccontano sulla sua nascita e sulla sua morte abbiano potuto o possano ancora aiutare molti ad entrarci. Era l'intenzione esplicita di Giovanni evangelista. Ma oggi, presentare quelle “verità” come il contenuto della fede
crea per qualcuno delle difficoltà invece di essere un aiuto. Permettiamo loro di essere credenti senza essere creduloni!

3 commenti:

Evergreen ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Evergreen ha detto...

Non l'avevo letto prima questo bellissimo post che riporta una splendida riflessione. Essa dà voce alle mie stesse idee in proposito, dà corpo a ciò che avevo sempre pensato. Non è necessario credere alla Resurrezione in senso fisico per essere dei veri credenti e dei cristiani. L'autenticità del messaggio evangelico è intrinseca al messaggio stesso. Non c'è bisogno di miracoli o di fatti sensazionali per accrescerne la bellezza e l'autenticità. Con buona pace di Paolo, degli evangelisti e di tutta la tradizione miracolistica della Chiesa. Oggi finalmente possiamo comportarci di fronte alla Fede da cristiani adulti e vaccinati. I tempi sono ormai maturi per comprendere e per attuare il nocciolo duro dei Vangeli, quello che sta alla base della buona novella, sfrondandolo del sensazionalistico e dell'assurdo.

Anonimo ha detto...

Consiglio la lettura di "Ripensare la Risurrezione" di Andres Torres Queiruga, EDB.