domenica 16 settembre 2007

Quale Chiesa alternativa?


Trovare difetti alla Chiesa cattolica non è difficile. Essa è lenta, retrograda, ha strutture pesanti, legate al passato. E' facile incontrare battezzati che si dissociano pubblicamente dalle sue scelte o che in modo stereotipato affermano: "io credo a modo mio". E' di moda criticare la chiesa, dire che predica bene e razzola male, che dovrebbe essere diversa... sì, va bene, dico io: ma diversa come? Su questo faccio fatica a trovare qualcuno capace di risposte realistiche e non banali. La vera sfida invece è proprio questa: non tanto criticare la Chiesa o rinfacciarle i suoi sbagli, quanto riuscire a proporre una via migliore "possibile". Una Chiesa "alternativa" non deve necessariamente fare tante cose diverse o in più, rispetto a quanto sta facendo ora. Bisogna invece convertire il metodo attraverso il quale nella Chiesa si ragiona, si prendono decisioni, si fanno scelte. Mi soffermo su questo metodo alternativo, perchè mi pare di grande importanza. Chiamerò il metodo vecchio con lo slogan "noi e loro", mentre quello nuovo con "un grande noi". Penso sia sbagliato - come fanno tanti cattolici - porsi di fronte alla chiesa per chiedere questo e quello. Quando bussiamo alla porta del Vaticano perchè lasci che il divorziato possa fare la comunione, il prete sposato il catechista, l'omosessuale una vita di coppia... abbiamo già fatto un mezzo passo falso. Infatti nella nostra testa è sempre lo schema vecchio che si ripete: loro sono la Chiesa, e noi il popolino; loro "legano e sciolgono" e noi commentiamo tali decisioni; loro in definitiva sono la Chiesa, sono in contatto con il Padreterno e noi siamo di qua, in attesa dell'ultimo comandamento. No, questa dicotomia, questa dualità così radicata in entrambe le parti è l'errore vero. Il Concilio ha detto che siamo un popolo di sacerdoti, noi tutti siamo Chiesa, e nessuno, da solo, è la Chiesa. Neanche il papa; neanche l'intero Vaticano. La dicotomia "noi e loro" è un reflusso del passato, che a suo tempo probabilmente è servita, ma che oggi rischia di essere controproducente. Un tempo la gente, meno scolarizzata, aspettava di conoscere il vangelo ed i precetti della Chiesa dal clero, ma oggi come oggi, questo modello non è più proponibile. Oggi non si è più cattolici per tradizione, per rispetto dei nonni o perchè lo Stato ce lo impone. Oggi - e questo è un bene - le persone sono spinte dai tempi, dalla maggiore informazione, dalla globalizzazione che ha coinvolto anche le religioni, a scegliere liberamente, con motivazioni personali, se credere o no, se appartenere ad una Chiesa o no. Un clero quindi che oggi continua a porsi nella vecchia posizione del "fate così perchè lo diciamo noi" non svolge la sua missione perchè non aiuta le persone a crescere interiormente. Si circonderà (e purtroppo ci sta riuscendo bene) di persone immature, che preferiscono una fede infantile, dove conta il miracolo, la gestualità scaramantica, l'aver "assolto il precetto", dove si confessano dei peccati senza aver capito bene perchè sono peccati, ecc... Una comunità di credenti maturi invece non avrà al suo interno dei "noi" e dei "loro". Avrà solo un grande noi, dai confini imprecisi, all'interno del quale sarà capace di ospitare anche posizioni diverse, persone scomode, traduzioni pratiche del vangelo contrastanti tra loro. La Chiesa alternativa possibile che spero nel mio cuore è quella dove nessuno può dirsi "la" Chiesa, "la" verità, "la" parola definitiva. In fondo dire che la Chiesa è quella là che sta in Vaticano è comodo: io nel mio piccolo posso sempre dissociarmi, dire che loro hanno sbagliato, e quando non so spiegare certe scelte, dire che loro lo hanno detto. Ma di una Chiesa così, che mi lascia credere nel mio Dio che solo a volte è uguale al suo, una Chiesa nella quale "entro" solo quando mi và, per prendere quello che mi và un pò come in un supermercato; una Chiesa così, alla lunga, diventa poco interessante. Tranquillizzante forse, ma poco interessante. E con questo vengo alla Chiesa alternativa: il fondamento per una Chiesa interessante, che resti quello che è da 2000 anni, ma che allo stesso tempo si rinnovi evangelicamente, è che io, ogni singolo io che la costituisce, si senta Chiesa. Attenzione: non sto dicendo quello che si sente in tante prediche: "partecipate alle attività della parrocchia altrimenti che cattolici siete!" No, questo è un annuncio minaccioso che finge di proporre una più larga partecipazione, e in realtà mantiene il cervello del laico a giusta distanza e punta tutto sulla presenza fisica dello stesso nell'ambiente parrocchiale, quasi che essere lì sia garanzia dell'essere cristiani. Sto parlando invece di un superamento vero, interiore, del modello "noi e loro". Io sono Chiesa e quando la Chiesa fa o non fa, dice o non dice, sono io che faccio e dico con lei. Questo presupposto fa si da una parte che il clero smetta di parlare a nome della Chiesa senza avermi prima consultato, e dall' altra mi responsabilizza terribilmente più di prima. Se la Chiesa prega, sono io che prego, se festeggia, sono io in festa. Se la Chiesa chiede perdono dei peccati del passato sono io che insieme a lei chiedo perdono dei peccati del passato e mi interrogo sulle ragioni di quei peccati, perchè mi riguardano, e non mi basta pensare che chi li ha fatti è stato un idiota! Se la Chiesa compie degli errori, o tace quando non dovrebbe, o non chiede perdono per le colpe di oggi, ecco che ancora una volta sono io che in quanto parte di lei sento il bisogno di dirglielo, di scuoterla, di cambiarla. Perchè lei non è altro da me, e se io vedo il suo errore devo dirglielo. Và da sè che se ogni cattolico comincia davvero a sentirsi Chiesa di cose ne cambieranno parecchie. Innanzi tutto si discuterà molto di più, si farà molta più fatica a trovare un accordo, ci si arrabbierà e tra tante opinioni qualcuno comincerà a scoraggiarsi e a non capirci più niente. Ma non dovremo scoraggiarci: quell'arrabbiatura è benedetta, è il passaggio da una fede immatura ad una matura. La mancanza di certezze, documenti, parole calate dall'alto, ci responsabilizzerà: cominceremo a dire responsabilmente la nostra opinione, valutandone le conseguenze, e non con la strafottenza di chi dice quel che gli pare, tanto lui è fuori... Impareremo a tenere conto del punto di vista gli uni degli altri. Impareremo ad aspettare, a convivere con il dubbio, con questioni che non si risolvono facilmente con la bacchetta magica. Impareremo a pregare perchè lo Spirito Santo ci illumini. Oggi come oggi chi dissente è silenziosamente invitato a smetterla o andarsene: in questa Chiesa invece c'è spazio per dissentire perchè ciò che ci tiene uniti non è una teoria, non è un documento, nè le definizioni dogmatiche del Magistero o del catechismo. Ci tiene insieme la stessa fede in Gesù Cristo nato, morto e risorto: un fatto allo stesso tempo sconvolgente e misterioso, cioè avvolto nel mistero, ancora non del tutto compreso. All'inizio dicevo che non serve bussare alle porte del Vaticano per chiedere tante licenze secondo il modello "noi e voi". Ora posso chiarire meglio il mio pensiero. Quello che conta non è bussare o non bussare. E' superare il modello vecchio. E' sapere che quando parli con il vescovo, così come quando parli con il vicino di panca, parli con una realtà che ti appartiene, che è parte di te. E come sono paziente con una parte del mio corpo che all'improvviso potrebbe ammalarsi o diventare più lenta delle altre, così lo sarò con i miei fratelli nella fede. Ed insegnerò loro a fare altrettanto: i nostri fratelli vescovi, i fratelli preti più o meno celibi, anche loro devono riscoprire ogni giorno quanto sia grande, misteriosa e aperta la Chiesa, e quanto il loro stesso compito diventi meno gravoso, più umile e cristiano, se anzichè parlare in nome di Dio, cominciano a pensarsi come un pezzetto di un tutto ben più grande.
M.B. 29/09/06
Ringrazio Antonio Thellung, per avermi aiutato in questa riflessione con il suo libro "Con la Chiesa, oltre la Chiesa", Cittadella Editrice.

2 commenti:

Mauro Borghesi ha detto...

Cari lettori, che ne pensate?

dwf ha detto...

Mi trovo in grande sintonia con le cose che dici...
Ti segnalo anche il mio piccolo blog:
http://observator-dwf.blogspot.com/