sabato 26 luglio 2014

Cristologia indiretta


Propongo una riflessione di Andrea Torres Queiruga tratta da “La resurrezione senza miracolo”.

L’idea corrente di rivelazione è quella di un intervento straordinario e miracoloso di Dio nei confronti di un intermediario per fargli conoscere qualcosa mediante un dettato interiore, come l’audizione di parole, o mediante apparizioni o prodigi che mostrino la sua volontà. In questo modo all’ispirato sono rivelate verità inaccessibili alla ragione umana che altri devono credere perché “egli dice che Dio glielo ha detto”. Di conseguenza gli altri non hanno alcun accesso diretto alla sua verità, né dispongono di alcuna possibilità per verificarla da loro stessi. (…) In questo modo la rivelazione giunge completamente da fuori, è autoritaria dato che bisogna crederla fidandosi unicamente del rivelatore.
Uno sguardo però, appena un po’ critico alla rivelazione biblica ci avverte che le cose non sono e non potrebbero essere andate così. Non solo perché allora bisognerebbe attribuire direttamente a Dio l’aver dettato ordini  mostruosi, come quello di sterminare intere popolazioni, o dettato i numerosi errori di tipo storico, astronomico e perfino morale, di cui è popolato nel suo procedere, il cammino biblico; ma anche tutta la Bibbia stessa mostra e dimostra il contrario. Tutto in essa fa vedere che, allo stesso modo che Dio opera nel mondo attraverso le leggi fisiche, così lo fa anche nella rivelazione attraverso le leggi dello psichismo umano.
Non è che in un dato momento Dio entri nel mondo per rivelare qualcosa con un intervento straordinario. Egli è sempre presente e attivo nel mondo, nella storia e nella vita degli individui, e sta sempre cercando di far conoscere la sua presenza, affinchè riusciamo a interpretarla in modo corretto.  Per quanto una certa retorica teologica continui a ripeterlo, non è Lui che “tace” o si “nasconde”; siamo noi che, per il nostro stadio culturale, la nostra cecità e perfino la nostra colpa, non riusciamo a scoprirlo, oppure interpretiamo male il senso della sua presenza. (…)
In sé stesso Dio era amore e perdono fin dall’inizio, ma la nostra vita e la nostra storia cambiarono radicalmente quando, grazie alla rivelazione di Gesù di Nazareth, si rompe l’idolo di un dio giustiziere e vendicativo e siamo capaci di riconoscerci come figli e figlie. (…)
Solo nella concreta e realissima umanità di Gesù diventa possibile svelare il mistero della sua divinità. L’esegesi attuale sa che questa non si dischiude grazie ai “miracoli”, né a proclamazioni dirette della propria divinità da parte di Gesù. Insiste, al contrario, sulla “cristologia indiretta”, fondata sugli indizi leggibili nel modo di vivere, di parlare e di comportarsi di Gesù che presuppongono una tale realizzazione dell’umano, da “svelare” in lui una presenza unica del divino. (…)
Appare ovvio che anche la resurrezione chiede di essere studiata alla luce di questa nuova logica. (…) il divino deve essere letto nella sua umanità, nel suo modo concreto di vivere e di morire. E la resurrezione non deve essere cercata nella “spettacolarità” e “oggettività” di un interventismo divino che la consegna ai dati empirici di un positivismo storico, isolandola dalla vita e dalla morte degli altri esseri umani. (...)
La resurrezione non è una "seconda vita", nè un semplice prolungamento di quella presente, bensì la fioritura piena di questa vita, grazie all'amore potente di Dio.


L’educazione alla fede che io ho ricevuto è impastata di “interventismo” fin dalla culla. Grazie a Dio, oltre alla dottrina, ho sempre ricevuto anche amore, sostentamento, libertà, e sono questi i canali che hanno permesso lo scorgere delle profondità date dall’ esperienza spirituale. Oggi sono consapevole dell’impossibilità e dell’inutilità di un intervento divino che forzi le leggi della natura. Allo stesso tempo trovo estremamente affascinante la possibilità del cambiamento là dove ogni valutazione razionale sembra indicare “ragionevolmente” la direzione contraria. Trovo molto più affascinante del miracolo che va contro natura, la possibilità di un intervento divino che rispetta le leggi della natura, un miracolo che avviene nel cuore umano, dandogli una esperienza interiore di moltiplicazione dei pani e dei pesci, di trasfigurazione, di camminare sulle acque,  di risurrezione … Se questo avviene la natura è salva, la fede è salva, e i miracoli accadono sotto i nostri occhi pur non obbligando nessuno a credere.
Ho detto che ritengo l'intervento "diretto" divino impossibile e inutile. Impossibile, perchè non ha senso che lui vìoli le leggi naturali che lui stesso ha stabilito. O la natura è creatura anch'essa, e quindi buona, o non lo è, e allora dobbiamo lottarci contro e invocare qualcuno che la possa aggirare. Inutile, perchè l'intervento dall'alto verso una singola persona non modifica la vita di tutti gli altri, compresa la resurrezione di Lazzaro, o anche quella di Gesù stesso. Anzi forse crea una sorta di ingiustizia.
Pensando alla resurrezione del corpo fisico di Gesù mi chiedo anche un'altra cosa. Se questo corpo è risorto, fisicamente, e poi non è più morto, dove è ora? Se è fisicamente risorto e vivo, deve esserci per forza da qualche parte in questo universo. E' nei "cieli"? E se anche sapessimo dove è, a che ci serve la sua presenza lì? Mi pare evidente che seguendo questo percorso logico si rischi di finire nel ridicolo.
Se però il Dio a cui credo rispetta la natura e non "salva" l'uomo forzandola ogni tanto, così pure in qualche modo interviene. Non è un Dio che una volta creato il mondo con le sue leggi, lo lascia andare per la sua direzione occupandosi di altro. Dio continuamente crea, continuamente interviene, continuamente salva, ma in modo misterioso, in modo cioè da non violare la natura, da non obbligare con prove schiaccianti a credere a chi non vuole credere, eppure interviene in modo sostanziale ed efficace.
Su questo mi piacerebbe trovare approfondimenti.


1 commento:

Evergreen ha detto...

Il divino non è mai stato fuori di noi. Quanto più riscopriremo la nostra ineguagliabile dignità umana, quanto più rispetteremo la stessa dignità negli altri, quanto più ameremo tutte le creature del mondo, tanto più renderemo onore a noi stessi e tanto più ci sentiremo vicini a Dio.
Il vero miracolo sarà questo!

P.S. Grazie per aver postato queste riflessioni bellissime che ho rubato e portato sul mio profilo facebook.