domenica 22 gennaio 2012

Aver fede


Parlare dell'esistenza di Dio significa ogni volta entrare nel campo della logica e usare, strumenti razionali legati alla propria capacità persusiva e al bagaglio culturale. Anche il comando evangelico di testimoniare, annunciare, "dare ragione" della fede, vengono spesso interpretati come un saper convincere l'altro della bontà della propria fede, con l'uso della parola.

Ma la fede non è qualcosa che si può dimostrare e rimane un fatto incomprensibile e indimostrabile.
Dio, inafferrabile dalla ragion pura, inutile per la scienza e per spiegare il funzionamento del creato, è comunque una presenza che bussa al cuore umano dai suoi albori, ininterrottamente.
Si comincia a sapere qualcosa di Dio, quando si smette di cercarlo con la logica, e si comincia a “sentire”. Ora, qualcuno a queste condizioni non accetta di continuare, e si definisce ateo o agnostico. Molti altri “credono”, a parole, per non dare troppo nell’occhio, per fare quello che fanno tutti e che ci fa sentire socialmente più normali, o per un semplice "tentar non nuoce".
La fede, però, per essere sentita, e non confusa con allucinazioni, visioni miracolose o cose simili, ha bisogno anche di un appoggio razionale, questo è fuori dubbio.
Io penso una cosa. Noi esseri umani siamo “obbligati” alla fede. Non possiamo affatto scegliere. Pensiamo solo a quante volte ci fidiamo di altri in una giornata. Ci fidiamo di quello che mangiamo, del medico che ci cura, dell’auto che guidiamo. Ancor più ci fidiamo dei nostri sensi... eppure lo sappiamo che ci possono ingannare, che non sono perfetti. Ci fidiamo di un genitore, di un marito, di un figlio. Senza fiducia non facciamo un passo, si ferma tutto. Ma allora, se comunque occorre esercitare fiducia in continuazione anche verso chi spesso non la merita, perchè non dare fiducia a un sostegno più profondo, forse incomprensibile, ma che non ha motivo di ingannarci... Chi non ci crede pensi pure che ci illudiamo e autoconvinciamo di una Presenza non evidente, ma razionalmente devo dire che è una illusione che "funziona", è cioè funzionale ad una buona vita. La fede innanzi tutto permette di non affidarsi al primo che passa e mette in guardia proprio dalla fede a buon mercato. Secondo poi, valorizza la dimensione dell'attesa, della pazienza, del tenere nelle difficoltà, e spinge ad esplorare nei propri sentimenti. Questo, se anche non dovesse convincere, è solo il supporto razionale che io mi do. C'è tutto un aspetto "spirituale", che come dicevo è quello più importante e porta tanti ad aver fede anche se non sanno spiegare perchè. Sentire la presenza di Dio, in profondità, è un esperienza di pace che una volta raggiunta lascia il segno e chiede di essere ripetuta. Il problema, se così vogliamo dire, è che si tratta di un tipo di esperienza interiore che non è di esclusiva competenza di una religione. Tutti vi si possono accostare alla sola condizione di riuscire a fare silenzio dentro di sè e imparare a "sentirsi" oltre al livello più superficiale di fame/sazietà, freddo/caldo, dolore/piacere. Qui la ragione deve lasciare il passo altrimenti genera violenza. Dio si può manifestare in vari modi, in vari momenti, in varie forme. Può essere che con il cristianesimo abbia manifestato qualcosa di sè, qualcosa di centrale, se vogliamo, ma non tutto. E altro lo manifesti in modi differenti in altre religioni e uomini in ricerca. Il fatto che si sia incarnato in Gesù e abbia scelto Pietro come suo successore non ci autorizza ad anatemizzare chi percorre strade diverse da quelle intraprese da Gesù e da Pietro. Tanto più se queste strade ci spingono ad entrare in noi stessi, a trovare pace e a vedere in modo critico tutte le fedi a buon mercato che  come cembali tintinnano senza scendere più a fondo di un momentaneo epidermico prurito.

1 commento:

Evergreen ha detto...

Leggo con piacere e condivido. Per certi versi la fede è un percorso obbligato. Ma la ragione deve poterlo accompagnare sia pure con discrezione e tatto.