giovedì 16 ottobre 2008

LA BIBBIA GIORNO E NOTTE


Da domenica 5 ottobre a sabato 11 ottobre 2008 su Rai Educational, canale satellitare della RAI, è andata in onda ininterrottamente la lettura integrale della Bibbia. Rai 1 ha trasmesso in chiaro solo la prima e l’ultima ora. Teatro dell’evento è stata la Basilica di Santa Croce in Gerusalemme a Roma.
Il testo è stato letto da più di 1200 persone di ogni età, categoria sociale ed appartenenza religiosa. Chiunque poteva proporsi per leggere un brano, previa iscrizione. Uniche condizioni necessarie avere almeno 11 anni e portare rispetto per la Sacra Scrittura.

Una scelta innovativa, da un punto di vista televisivo, perché si tratta di una trasmissione assolutamente antitelevisiva. Lunga, piatta, senza interruzioni per 139 ore, senza commenti.
Una decisione che testimonia dei buoni rapporti che intercorrono tra Vaticano e Rai e che fa comunque riflettere per il successo della messa in onda, capace a tratti di oscurare, seppur su satellite, fiction di prima serata o importanti reality show.
La discussione degli “intellettuali” si è soffermata a lungo sulla scelta dei lettori, in alcuni casi discutibile come per Andreotti o Marrazzo, o il notevole numero di preti e vescovi, e si è soffermata sul fatto che la RAI con soldi pubblici continua a spalleggiare una religione su tutte. Tutte chiacchiere inutili a mio parere.
Le iscrizioni per leggere erano aperte a tutti, questo è un elemento centrale, chiaro poi che su ognuno si potrebbe discutere. E la RAI è molto più discutibile per altre scelte che per questa che comunque è stata trasmessa sul satellite, non sulle tre reti principali, e senza prediche: la lettura di un testo importante anche per il mondo laico che indiscutibilmente ha segnato la nostra storia e che non tutti conoscono. Più interessante sarebbe stato chiedersi perché tanta gente guarda uno che legge la Bibbia. Che segno è. Ma forse è chiedere troppo ai nostri giornalisti.
Personalmente credo che il fatto in sé abbia fatto più parlare che altro. Essendo trasmesso su satellite la cosa non è stata molto invasiva rispetto alla tv pubblica, più interessante sarà vedere in seguito se la RAI avrà il coraggio di trasmettere almeno alcune letture sulle reti nazionali, e come lo farà (in che orari, con quale presentazione del testo biblico, con quale atteggiamento verso atei e religioni non cattoliche e non di radice biblica).
Io penso che il mezzo televisivo non debba essere né sempre super partes, né sempre schierato verso una parte. Credo in una tv in cui uno paga per vedere quello che vuole, e non per vedere quello che vogliono gli altri. E finchè questa tv non c’è è di certo più interessante conoscere la bibbia che l’isola dei famosi.

Un ultimo pensiero. Le commissioni vaticane sempre più spesso intervengono in grande. Fanno gesti visibili ed incontestabili. Curano i rapporti ufficiali, le dichiarazioni pubbliche, le relazioni di Stato... Ma che non pensino che basta fare di queste celebrazioni mediatiche per aver assolto alla propria missione. Il seme marcisce e cresce sotto terra. Il vangelo si diffonde dal basso. Nel caso della diffusione della Parola di Dio non si pensi che basta un programma televisivo per poter dire di aver annunciato la buona novella al mondo moderno. Vedo a tal proposito con una certa preoccupazione la posizione di Mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni e presidente della Federazione biblica cattolica, che da questo recente intervento sembra preoccupato più delle cifre che della sostanza.
Ha detto “Se si calcola che le Società bibliche hanno distribuito nel 2006 circa 26 milioni di Bibbie, vuol dire che si è raggiunto solo l’1 o il 2 per cento dei 2 miliardi di cristiani. La Bibbia è stata già tradotta in 2.454 lingue diverse (interamente in 438, il solo Nuovo Testamento in 1168, e solo alcuni libri, ad esempio i Vangeli o i Salmi, in altre 848); restano ancora altre 4.500 lingue in attesa di essere confrontate con le Sante Scritture”.

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